“The state of Climate Tech in Italy 2024” è il report che noi di A2A abbiamo redatto in sinergia con Net Zero Insights, società specializzata nel fornire dati di mercato nel mondo dell’innovazione climatica. L’obiettivo è quello di analizzare l’ecosistema Climate Tech in Italia in riferimento agli investimenti in Open Innovation degli ultimi anni (dal 2020 al 2024), con un focus su quelli che sono i finanziatori, le maggiori aree di investimento coinvolte e le strategie messe in campo dalle aziende. Con il termine Climate Tech facciamo riferimento a un’ampia categoria di innovazioni tecnologiche progettate per affrontare la crisi climatica. Queste soluzioni mirano a ridurre drasticamente le emissioni di CO2, incentivare la transizione verso l’utilizzo di energie rinnovabili e mitigare l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sulle comunità locali. Il report, inoltre, evidenzia come le start up, gli investitori e gli stakeholder siano gli alleati principali per l’Italia nel settore dell’innovazione climatica, conferendole un ruolo chiave nel panorama globale.
Dopo alcuni anni di crescita costante, gli investimenti in start up in Italia hanno subito un brusco rallentamento nel 2024, registrando un -61,3% rispetto al 2023, anno in cui, invece, era stato raggiunto il picco di 290.6 milioni di euro. Dal 2020 al 2023, infatti, la curva è costantemente salita sia per quanto riguarda l’ammontare investito (funding) sia in riferimento al numero di investimento (deal activity), per poi scendere, nel 2024, ai livelli del 2020. Questa battuta d’arresto non è da considerare come un dato allarmante - l’ecosistema Climate Tech italiano rimane comunque resiliente -, ma sottolinea quanto sia fondamentale avere continuità di fondi nel settore per mantenere lo stesso slancio del periodo precedente, creando delle condizioni stabili e competitive nel lungo periodo.
I paesi del continente europeo hanno registrato una crescita costante degli investimenti nel settore del Climate Tech dal 2020 fino al 2022 con un picco di 401 milioni di euro proprio nel 2022, mentre nel 2023 e nel 2024 sono stati registrati dei cali. L'Italia è rimasta costantemente indietro, ma ha ridotto il deficit di finanziamento nel 2023, quasi raggiungendo il dato europeo. I dati previsti per il 2024 a livello continentale suggeriscono un potenziale ritorno ai livelli del 2021, ma anche in questo caso, l’ecosistema Climate Tech rimane comunque resiliente grazie ai significativi progressi avvenuti negli anni precedenti.
Se mettiamo a confronto i dati italiani con quelli dei paesi europei con caratteristiche simili in termini di economia e popolazione - quindi Francia, Germania, Regno Unito e Spagna - il gap risulta ancora maggiore. Questo divario può comunque rappresentare un potenziale non sfruttato per l'Italia nell’attrarre ulteriormente capitale e aumentare la sua partecipazione nel panorama europeo degli investimenti.
Il grafico mostra l’impegno economico nel settore del Venture Capital di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna dal 2020 al 2024. Nonostante la notevole disparità con i primi tre Paesi, dal 2020 al 2023, il divario con la Spagna si è ridotto. I due paesi del sud Europa condividono un percorso di crescita simile, evidenziando quanto sia fondamentale, per i mercati piccoli, la capacità di attrarre investimenti.
Se invece confrontiamo i dati delle regioni italiane, quelle del nord hanno una maggiore capacità di catalizzare investimenti nell’ambito del Climate tech, soprattutto Lombardia e Piemonte, che raggiungono rispettivamente 378.6 milioni e 100.9 milioni di investimenti. Nel 2020 il Nord è stato l’unico destinatario, catturando quasi la totalità degli investimenti. Anche negli anni seguenti, nonostante qualche miglioramento al Centro e al Sud, le regioni settentrionali hanno continuato a ricevere la quota maggiore, rafforzando ulteriormente la loro leadership in questo settore.
Le aree più gettonate d’investimento sono la transizione energetica, che si posiziona al primo posto e rimane uno dei pilastri per il raggiungimento degli obiettivi legati al cambiamento climatico; la sostenibilità urbana, che dimostra un crescente interesse nel creare città più verdi; l’economia circolare, che ha registrato l’aumento più significativo. Nello specifico, la transizione energetica ha dimostrato una crescita notevole negli ultimi anni, arrivando a un totale di 375 milioni di investimenti: sintomo del diffuso impegno delle corporate nel diminuire l'approvvigionamento da fonti fossili, ricorrendo invece all’implementazione delle energie rinnovabili. Il 2023 è stato l’anno più florido per questa area d’investimento con 166.9 milioni di euro. Per quanto riguarda l’economia circolare, la curva degli investimenti è salita rapidamente dai 9 milioni del 2020 ai 36.5 milioni del 2024 con un picco di 39 milioni nel 2022, certificando quindi un interesse stabile e in crescita da parte degli investitori nei progetti legati al riciclo dei rifiuti. Infine, la sostenibilità urbana rappresenta il settore che attrae maggiori investimenti. Raggiungendo il record nel 2022 con 111.9 milioni di euro, dimostra l’intento delle aziende di creare città con spazi sempre più vivibili.
Negli ultimi anni il numero degli investitori interessati all’ambito Climate Tech è cresciuto molto e ad oggi c’è una platea di finanziatori rilevanti nel settore, sia specializzati che generalisti (come si vede dall'immagine).
Per affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dal Climate Tech, le imprese italiane stanno adottando diverse strategie di innovazione: Corporate venture capital e Corporate venture clienting. Il primo, sulla base delle interviste, è emerso come il modello più diffuso, in cui le grandi aziende diventano clienti di start up per accelerare l’adozione di soluzioni innovative. La decisione di istituire un CVC solitamente dipende dagli obiettivi strategici dell’impresa: accesso a nuove tecnologie, ingresso in nuovi mercati o l’implementazione di nuove tecnologie per rispondere alle esigenze aziendali. La seconda strategia, invece, prevede che le imprese diventino clienti delle start up. Questo approccio offre molti vantaggi, tra cui, la riduzione del rischio finanziario e la maggiore velocità di ingresso della compagnia all’interno del mercato dell’innovazione.
Sulla base delle risposte alle nostre domande, siamo riusciti a delineare un quadro di quello che si aspettano reciprocamente corporate e start up per il futuro. Secondo gli investitori, l’Italia ha una base molto qualificata di professionisti con capacità ingegneristiche elevate, ma manca di competenze imprenditoriali. C’è quindi la necessità di sviluppare una maggiore cultura economica per aiutare le start up a raggiungere il loro pieno potenziale. Inoltre, sempre secondo il lato corporate, i finanziamenti in innovazione in Italia stanno crescendo ma sono ancora in ritardo rispetto ad altri paesi a causa di un’adozione tardiva delle strategie di venture capital. Molti intervistati sono d'accordo con il fatto che sia necessario un cambiamento culturale in tutto l'ecosistema dell’innovazione, sia nel settore pubblico sia in quello privato, così da promuovere la crescita e la sostenibilità delle start up italiane.
Le start up, dal canto loro, riscontrano una poca sensibilità delle corporate su temi legati al cambiamento climatico e alla sostenibilità ambientale: solo il 22% del campione ha valutato positivamente la disponibilità delle aziende nel testare soluzioni tecnologiche di Climate Tech. Per quanto riguarda gli investimenti, la maggior parte degli intervistati (71%) ha ricevuto dei fondi, ma solo in 9 hanno raggiunto un milione di euro e in due 20 milioni. In linea generale si richiede maggiore assunzione di rischio e finanziamenti più veloci.
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